Lettera di un Ex Alunno a una Maestra in Pensione

Cara Maestra Anna,

oggi scrivo a te non come un adulto qualunque, ma come quel bambino magro con gli occhiali che tremava alla lavagna, spaventato di sbagliare.

Eri tu, allora, a tenermi la mano — letteralmente e metaforicamente — mentre imparavo a scrivere il mio nome senza cancellature, a leggere le prime frasi, a capire che non era grave fare errori… purché si provasse.

Ricordo tutto di te: il tuo modo di battere la gomma sulla cattedra quando volevi silenzio, la voce ferma ma mai crudele, il sorriso che arrivava solo dopo che avevi visto il nostro impegno. Ricordo i pomeriggi passati a correggere i miei compiti pieni di sbavature, e come dicevi: “Lo so che puoi fare meglio. Prova ancora.” Frasi semplici, ma che mi hanno accompagnato per tutta la vita.

Tu non hai insegnato solo italiano e matematica. Hai insegnato a rispettare il prossimo, ad ascoltare prima di parlare, a non ridere di chi è diverso. Hai insegnato con lo sguardo, con il gesto, con la pazienza infinita di chi sa che educare non è riempire testi, ma accendere anime.

Oggi sono diventato ingegnere. Ho firmato, superato esami, viaggiato. Ma sai qual è uno dei momenti più fieri della mia vita? Quando ho detto a mia moglie: “Vorrei che nostro figlio aveva una maestra come la mia”.

Perché tu non sei stata solo una docente: sei stata una presenza. Una certezza. Un faro in quegli anni confusi in cui stavo imparando chi ero.

Ora vai in pensione. Io so che non smetterai mai di essere maestra. Perché chi ha donato così tanto non va in riposo: va in eredità. Nelle vite che ha toccato. Nella memoria di chi ti chiama ancora “maestra mia”.

Ti porto nel cuore. Sempre. Grazie per aver creduto in me, anche quando io non ci credevo.

Con affetto immenso, Marco (tuo alunno della III B, 1998)

Grazie Marco che hai voluto contribuire al mio blog grazie al progetto COLLABORAZIONI anche con Lettera di un Genitore a una Maestra in Pensione