“Le preoccupazioni sono come un tapis roulant: stancano, ma non portano da nessuna parte.” Questa frase di Jodi Picoult è un promemoria prezioso che puoi tenere sempre sotto gli occhi.
Hai mai notato quanto sia facile rimanere bloccati in un ciclo di pensieri ossessivi? Chiedersi continuamente perché il capo ci rimprovera, perché i colleghi parlano male di noi o perché i nostri cari ci fanno sentire insoddisfatti non fa altro che farci girare in tondo senza trovare risposte utili. Questo comportamento si chiama rimuginare, e spesso è una trappola mentale che ci impedisce di vivere serenamente.
Rimuginare è una pratica che, sebbene poco discussa, è ben nota a tutti. Immagina di tornare a pensare a situazioni passate, come il primo bacio, il campeggio sotto le stelle, o i primi passi di tuo figlio, e di rimanere bloccata su dettagli che non puoi cambiare. Eppure, se rimani intrappolata nei “perché” del passato, ti allontani dalla felicità presente.
Per esempio, pensa a questa storiella zen che potrebbe aiutarti a capire come liberarti dal rimuginare. Due monaci, Tanzan ed Ekido, stavano attraversando una strada fangosa quando incontrarono una giovane donna in difficoltà. Tanzan, senza pensarci due volte, la portò dall’altra parte della strada. Solo più tardi, Ekido chiese perché Tanzan avesse compiuto un gesto così “inappropriato” per un monaco. Tanzan rispose con calma: “Ho deposto la donna ore fa. Tu, perché la stai ancora portando?”
Questa storia ci insegna che il rimuginare su eventi passati è inutile e controproducente. Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo decidere come affrontare il presente. La chiave è accettare gli eventi, senza lasciarci consumare dalla ricerca di spiegazioni che non troveremo mai.
Dopo una lunga giornata, dedicati a te stessa. Trova una valvola di sfogo e stacca la mente dalle preoccupazioni che non ti fanno bene. Non permettere che il tempo che hai sia “rubato” dalle ansie. Gustati il presente e poniti domande che ti spingano verso il futuro: “Perché non provo a fare questo?”, “Perché non andiamo lì?”.
Accettare che forse abbiamo sbagliato o che le cose dovevano andare così è liberatorio. Non possiamo avere tutte le risposte, ma possiamo certamente vivere meglio.
Alcuni chiamano questo atteggiamento “menefreghismo”, io lo definisco semplicemente vivere meglio!