Era una sera qualunque, ma il silenzio tra noi era diventato un ospite ingombrante. Mi schiarii la voce, cercando il coraggio che sembrava sfuggirmi tra le dita. “Dobbiamo separarci.”
Lui sollevò lo sguardo, il viso impallidito come se gli avessi sottratto l’aria. “Perché?”
Perché ci eravamo persi. Non da un giorno all’altro, ma a piccoli passi, come sabbia portata via dalle onde. Non riuscivo a spiegarglielo, non senza sentirmi in colpa.
Quella notte dormimmo separati, ma non fu solo il divano a dividerci. Erano gli anni di silenzi accumulati, di attenzioni dimenticate, di carezze rimandate a un domani mai arrivato.
Il giorno dopo gli lasciai una bozza dell’accordo di separazione. Lui non la lesse nemmeno. Strinse il foglio tra le mani e lo lasciò cadere. “Non voglio niente, solo capire dove abbiamo smesso di cercarci.”
Poi mi chiese un solo favore: un mese di passeggiate insieme, ogni sera, come facevamo un tempo.
Accettai senza pensarci troppo. Non sapevo che quelle passeggiate sarebbero state il filo che avrebbe ricucito il nostro strappo.
I primi giorni furono silenziosi, impacciati, come due estranei che si sfiorano per sbaglio. Ma poi… poi iniziammo a parlare. Non del dolore, ma delle piccole cose. Di un libro, di un sogno, di un ricordo.
E all’improvviso lo vidi. Non l’uomo con cui mi sentivo distante, ma quello che un tempo avevo scelto.
La sera dell’ultimo giorno si fermò davanti alla porta e mi guardò con occhi sinceri. “Non voglio perderti.”
Avevo passato tanto tempo a pensare che fosse troppo tardi, senza rendermi conto che bastava fermarsi, guardarsi davvero, e ricominciare.
Perché l’amore non svanisce all’improvviso. Si assopisce, si nasconde dietro le abitudini. Ma se hai il coraggio di cercarlo, a volte, è ancora lì ad aspettarti.
